LA CAMPAGNA PER IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI IN TERAPIA INTENSIVA A UN PASSO DAL RAGGIUNGIMENTO DEL GOAL

73 donatori, oltre 4.200 euro raccolti, primo traguardo che si avvicina, a poco più di un mese dalla messa online della campagna. Questi i confortanti eppure freddi numeri del progetto crowdfunding Unife per la ricerca contro il COVID-19, il cui obiettivo dichiaro è appunto quello di ridare calore a un luogo tradizionalmente freddo come la terapia intensiva.

Quella che con il suo staff sta portando avanti il prof. Savino Spadaro è una battaglia di civiltà e terapeutica al tempo stesso. Perché da un lato è vero che, in mezzo a una sovraesposizione del problema su tutti i media, tutto si ferma alle porte della terapia intensiva, quando pazienti ammalati di COVID e personale sanitario iniziano a combattere la battaglia più difficile; una zona d’ombra sulla quale la campagna vuole gettare luce nuova. D’altro lato è dimostrato che l’umanizzazione della terapia intensiva può impattare positivamente sul processo di cura.

Due concetti che Spadaro ha ribadito a tutti gli interlocutori in queste settimane di ‘promozione scientifica’. Quali sono state le reazioni? “Si tratta di una criticità ben compresa, direi. Tutte le persone con cui abbiamo parlato hanno capito l’importanza delle cure anche psicologiche, ed anzi mostrano preoccupazione anche per l’abbandono post ospedaliero”.

E come impatta su voi operatori l’impegno in questa campagna anche di divulgazione del vostro lavoro? “Salutare anche per noi! Chi lavora in terapia intensiva non è abituato a raccontare al di fuori il proprio mondo; c’è sempre stata una sorta di ritrosia e chiusura. In queste settimane abbiamo sdoganato la figura dello psicologo di supporto, di grande aiuto sia per il paziente che per il personale così sotto pressione da mesi. L’approccio più tradizionale ha sempre sottolineato che uno psicologo non possa fare nulla per una persona intubata, e invece ora sappiamo quanto incida”.

Il vostro percorso prevede anche aspetti più ‘scientifici’ oltre al miglioramento delle condizioni ‘umane’ della terapia intensiva? “Il mio ambito di ricerca è la ventilazione meccanica; si tratta di una nuova strategia di ventilazione che mira a fare meno danni possibili ai polmoni e durare solo il tempo necessario. Nella campagna non ci siamo soffermati su questo aspetto perché lo ritenevamo molto tecnico, ma anch’esso fa parte del nostro programma. Parlando con le persone invece ci siamo accorti che è altrettanto compreso. La verità è che il nostro lavoro è composto da aspetti emotivi, ma anche da soluzioni concrete”. All’interno della notevole risposta della collettività, si sono registrati anche casi di donazioni fatte in memoria di pazienti che purtroppo non ce l’hanno fatta. Persone che hanno pensato che il modo migliore per rendere omaggio a un amico scomparso sia quello di sostenere la ricerca nel vostro ambito…”Preciso subito una cosa: per nostra politica non abbiamo fatto alcuna promozione della campagna presso le famiglie dei pazienti, non ci sembrava corretto. Questa evidenza la considero soprattutto un riconoscimento al nostro lavoro quotidiano, spesso molto difficile”.